Me lo sono ritrovato tra le mani per caso, mi ha incuriosito, mi ci sono letteralmente tuffato dentro e l’ho divorato in poche ore. Sarà che i tempi che stiamo vivendo non aiutano a essere ottimisti, sarà quel che sarà, ma la lettura di questo libro a me ha di certo aumentato il livello di “felicitina”. Ho’Oponopono – la pace comincia da te – metti le cose al posto giusto, è un libro di circa 250 pagine, che vi consiglio. I tre autori si firmano con uno pseudonimo, Josaya, che racchiude al suo interno parte dei loro nomi di battesimo e che, per combinazione o no, in sanscrito significa “luogo di gioia”. E questo, anche se molto lontano dalla cultura occidentale, è già un buon inizio. Ho’Oponopono “ un’antichissima tecnica hawaiana che ci insegna a cancellare i ricordi negativi che ci condizionano, ci aiuta a scegliere a quali pensieri affidarci, a essere padroni di immaginare davvero la vita che vogliamo”, uno straordinario metodo per trovare la pace e la serenità interiore e liberarsi dagli impedimenti che bloccano la possibilità di vivere al meglio. Secondo quanto affermato dai tre autori (Giovanna Garbuio, Sandro Flora e Silvia Paola Mussini), seguire questa via può davvero cambiare la vita. Essi suggeriscono al lettore di calarsi nel “vivere” liberi dal passato, senza rimpianti o sensi di colpa, liberi dalle paure, dai timori e dai pensieri negativi, da tutte quelle situazioni che rendono la vita invivibile. Questo metodo, secondo i tre autori, aiuta a scoprire le potenzialità che si hanno, imparando a usarle per vivere meglio e per aiutare gli altri a migliorare e quindi ad avere una vita piena di gioia e di pace interiore. Fondamentale è l’allontanare dalla propria vita lo stress, l’ansia, i sensi di colpa, la frustrazione, la nostalgia, i rimpianti … eccetera, eccetera (se manca qualcosa aggiungetelo voi …). Questo si può ottenere (… semplicemente …) assumendosi “in toto” la responsabilità della propria vita, senza andarsi a nascondere dietro “colpe di altri”. Del resto mi sembra abbastanza normale che ognuno sia libero di fare le proprie scelte autonomamente, assumendosene tutte le responsabilità, mai dimenticando che la propria libertà finisce dove incomincia la libertà del proprio simile e, mi permetto di aggiungere, facendo ciò in cui crede ma soprattutto credendo in ciò che fa.
Non so se possa funzionare veramente, ma almeno mi piace pensarlo: finché c’è speranza c’è vita! O no?
Fabrizio Scarpa – 12 ottobre 2011
“il Mercoledì” numero 37 anno XVII