La scorsa settimana abbiamo visto come il centenario della nascita del Cavalier Mario Turatti, fondatore della ex SIPEA di Nichelino, sia coinciso con un momento brutto per la stessa azienda. Una storia già vista, arrivano capitali stranieri, comprano, spesso floride, aziende nostrane per smantellarle e chiuderle definitivamente, incuranti del fatto di lasciare senza stipendio e senza occupazione migliaia di lavoratori, intere famiglie. Luigi Einaudi scrisse negli anni cinquanta: «L’Italia economica resiste, e tuttora avanza, in virtù quasi esclusivamente della meravigliosa attitudine di arrangiarsi di cui gli italiani sono provvisti!!». Era il periodo del cosiddetto miracolo economico ed Einaudi rendeva merito a quegli imprenditori che stavano emergendo, proprio come il Cavalier Turatti, che viveva una fase intensa della sua vita lavorativa, rendendosi protagonista di quella trasformazione straordinaria che per qualche anno pareva avere cambiato il volto del nostro paese. Non sono un produttore né un venditore di verità, ma da sempre mi “sono fatto persuaso” che l’Italia non ha mai avuto le caratteristiche, né le risorse e le materie prime, per essere un paese industriale. Le nostre ricchezze e le nostre eccellenze sono altre, a cominciare dalle bellezze artistiche, più del 65% di tutto il patrimonio mondiale, per continuare con l’enogastronomia – come scherzosamente amo dire qui da noi si beve e si mangia bene financo in Lombardia – per proseguire con gli infiniti siti turistici, mari, montagne, laghi e fiumi, senza dimenticare l’artigianato, la nostra vera industria. Con la Cultura, di cui noi spesso ci dimentichiamo di essere la culla, potremmo non solo mangiare ma essere il paese più bello e più ricco del mondo, facendo fruttare al meglio le nostre risorse. E personaggi come Mario Turatti, che si sono impegnati a fondo in tutta la loro vita, non meritano di vedere infranto il sogno per il quale hanno impiegato tutte le loro energie, non solo materiali. La SIPEA, dopo essere finita nelle mani della TRW, multinazionale tedesca del settore della componentistica auto, ha per anni prodotto Abs e servosterzo per le più grandi marche automobilistiche mondiali,. Recentemente i tedeschi hanno venduto lo stabilimento nichelinese, con tutti i suoi dipendenti, ai cinesi della BCS (o LUXSHAE?), azienda che opera nel settore elettronico e che ha la Apple come maggiore cliente. A parte il metodo utilizzato per il cambio di proprietà, ne più né meno come la vendita di una stalla con dentro le bestie, nello stile comune a tutti i settori lavorativi, il problema grosso sta nel futuro di questa azienda e dei suoi dipendenti, lavoratori e non schiavi, poiché da quando si è preso questo andazzo dovunque, a ogni cambio di proprietà, sono seguiti esuberi e piani di contenimento della forza lavoro. Più niente lavoro, più niente consumo!

Un sogno infranto?

Fabrizio Scarpa – 26 settembre 2018 

“il Mercoledì” n° 35 anno XXIV

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