Qualcuno si chiederà come mai Mangiafuoco (o Sputafuoco, come “amorevolmente” lo chiama Numerotredici) non commenti i fatti che quotidianamente avvengono e che cosa ne pensi delle azioni di “guerra” avvenute a Roma alla fine della scorsa settimana. La risposta è semplice, Mangiafuoco non ha “parole” per manifestare la sua indignazione e preferisce parlare di cose forse più frivole ma di sicuro più digeribili, più leggere. Eserciti di “esperti”, soprattutto sui canali televisivi, non fanno altro che snocciolare ricette, più o meno semplici, per dirimere le complicate matasse, Mangiafuoco l’unica cosa che può fare è indignarsi con sé stesso per i rigurgiti di qualunquismo che oramai da tempo lo affliggono, mettendo a dura prova tutti i suoi apparati interiori. Ecco allora che il povero “parolaio” è costretto cercare cose curiose per dare un tanticchia di sollievo alla sofferenza che gli provocano i continui reflussi gastroqualunquistici. Il vecchio (mi raccomando VECCHIO, mai anziano!) Mangiafuoco non sa più che pesci pigliare, non sa più quale sia la destra e quale sia la sinistra e a questo proposito si chiede se almeno destra e sinistra sappiano da che parte stare. Vi immaginereste voi una mano con il pollice all’esterno e il mignolo all’interno? E l’alluce? Meglio cambiare discorso. Quando alla metà dell’ottocento furono scoperti i primi giacimenti d’oro in California il Far West era popolato solo dai Pellerossa, gli unici veri americani, i nativi, i quali in breve tempo subirono l’invasione di miriadi di (più o meno) disperati che li confinarono in riserve, togliendo loro terre e libertà. E questo è storia. Alla fine del Settecento, nelle viscere del Monte Rosa, qui in Piemonte, oltre mille minatori già lavoravano alacremente a estrarre l’oro.
Era una delle più importanti industrie del Nord Italia. Nell’Ottocento si scavò sempre più in profondità con risultati non sempre positivi. Nel dopoguerra il corso dell’oro era al minimo e l’estrazione venne rallentata. Nel 1961, dopo una tragedia che fece quattro vittime, è arrivata la chiusura. Oggi si sta lavorando alla sistemazione della “discenderia” che dal paese cala nel cuore della montagna e della galleria che la penetra per circa tre chilometri. Si tratta di verificare le condizioni per un’eventuale ripresa delle estrazioni dell’oro e creare un percorso aperto al pubblico, a scopo turistico. Secondo alcuni esperti là sotto l’oro luccica ancora in abbondanza, anche se non in pepite, ma celato nei filoni delle rocce. Bisogna stabilire i costi degli investimenti, e da informazioni molto attendibili pare che non ci siano Pellerossa.

Fabrizio Scarpa – 19 ottobre 2011
“il Mercoledì” numero 38 anno XVII

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