A una settimana di distanza mi ritrovo a scrivere nuovamente in tinta granata. Sarebbe riduttivo pensare, anche se è lecito farlo, che parlare del Toro sia trattare esclusivamente di calcio. Il pallone è stato (lo è un poco meno in questi ultimi anni!) una componente importante per noi tifosi torinisti, ma ci sono molte sfaccettature, più o meno condivisibili da coloro che non ne sono coinvolti, che vanno oltre l’aspetto meramente sportivo. E’ noto che essere “granata” è un fatto di “fede”, viscerale, che comporta molte sofferenze e poche ma intense gioie. L’ultimo scudetto risale agli anni di Radice allenatore, dei due Sala, dei gemelli del gol Graziani e Pulici e degli altri giocatori del trionfo nel ’75-’76 e del secondo posto a un punto dai “cugini” bianconeri nel ’76-’77. La Coppa Italia nel 1993 e l’ottima prestazione in Europa, con i legni del campo di Amsterdam che ancora tremano, sono gli ultimi sprazzi felici di una storia più che centenaria. Il resto è noto anche a chi di calcio poco si interessa: il Grande Torino, Gigi Meroni, Giorgio Ferrini. Poi le squallide vicende di dirigenti faccendieri, di giocatori capaci che giunti al Torino disimparano a trattare la sfera di cuoio, hanno portato la squadra granata a un penoso altalenare tra serie A e serie B. Il vivaio è stato smantellato, anche se ancora oggi sono in attività giocatori provenienti dalle giovanili. Un grande piacere mi ha dato ultimamente incontrare in un ristorante una squadra di “pulcini” granata, ragazzini di 10 anni circa, che oltre a giocare con quella maglia sembrano sentirla come una seconda pelle. Un velo di tristezza mi viene dalla morte di Lino Grava, classe 1927, colonna della difesa del Toro dal 1949 al 1960, compagno di squadra di Virgili, Bearzot e del giovane Lido Vieri. Non segnò neppure un gol nella sua carriera ma con una autorete decretò la discesa in B dell’allora Talmone Torino, poi giocò ancora un anno e con grandi prestazioni contribuì al ritorno in serie A.
Addio Lino e per sempre e comunque Forza Toro.
Fabrizio Scarpa – 20 gennaio 2010
“il Mercoledì” – numero 3 anno XVI