Era l’inizio di settembre del 2005, il 2 o il 3, poco importa. Due mesi prima i “vecchi cuori granata” avevano assaporato il ritorno in serie A e, immediatamente dopo, il fallimento. Gente nata per soffrire i tifosi granata, anche dopo novantanove anni di storia per molti aspetti fiabesca. Nuovamente il “Magico Toro” si ritrova nella polvere, per la verità più simile al guano che non alla sabbia del deserto. E improvvisamente, come nel manzoniano “Cinque maggio”, un uomo venuto da lontano, più nel cognome che non nella provenienza (Alessandria, e non quella d’Egitto), scende in campo, come il suo “maestro”, ma con fare più “urbano”, per tentare un’impresa in verità pazzesca: fare rinascere, come l’“Araba Fenice”, dalle ceneri della gloriosa Associazione Calcio Torino, una squadra in grado di ridare non solo dignità ma anche prestigio (e possibilmente la serie A) a quella moltitudine di “fedeli” che ancora una volta avevano riempito le strade della prima capitale d’Italia, per stringersi intorno al loro infartuato ideale. In sette giorni (già proprio 7 giorni, e in questo caso senza il consueto riposo settimanale), avvalendosi di collaboratori efficienti, è riuscito a mettere insieme quello che in apparenza poteva sembrare una specie di museo, data l’ età media dei giocatori, alcuni dei quali letteralmente risorti per l’occasione. E così il 10 settembre del 2005, è cominciata l’avventura del Torino Football Club. Grazie Cairo, dopo un buon inizio un ottimo risultato il ritorno in serie A per fare diventare 100 i 99 più 1 del TORO.
Fabrizio Scarpa – 14 giugno 2006
“il Mercoledì” – numero 25 anno XII