I ricordi riaffiorano in modo imprevedibile. Una calda mattina mi aggiravo annoiato e fiacco per la casa e meccanicamente ho acceso l’apparecchio televisivo. Non ricordo su quale canale stava andando in onda un film. Ma non era un film qualsiasi, uno di quei tanti che si finisce per guardare così distrattamente da non ricordare poi più nulla, né titolo, né attori, né regista. Era un film che aveva segnato un pezzetto della mia storia, e della storia di quegli amici che per anni, insieme a me, hanno percorso una bella “avventura teatrale”. Troppo spazio occorrerebbe per raccontare la trama di questa pellicola, diretta nel 1955 da Michael Curtiz e interpretata, tra gli altri, da Humphrey Bogart e Peter Ustinov, il cui titolo era “Non siamo angeli”, che era la versione cinematografica di una commedia francese di Albert Husson, “La cucina degli angeli”. Tre forzati fuggono dalla galera e si ritrovano a fare delle “buone azioni” aiutati da un serpentello velenoso. Questa cucina, come ho sopra accennato, me ne ha riportato alla mente un’altra, una vera e propria “cucina teatrale” che nel 1985 vide Luigi, Piergiorgio, Maurizio M., Pierangelo, Mariangela, Edda, Maurizio V., Clelia, Daniele e tanti altri, me compreso, allestirne la versione teatrale. Fu un’esperienza gratificante e molto particolare. Da due anni eravamo bloccati dalla chiusura di tutti i teatri, dopo la tragedia avvenuta al Cinema Statuto di Torino. L’unica sala che trovammo disponibile fu l’auditorium del Liceo Majorana di Moncalieri, non esattamente predisposto per una messa in scena teatrale. Nelle difficoltà vengono fuori sovente le idee migliori e in quel grande salone la creatività dei nostri scenografi, veri e propri ingegneri e carpentieri, costruì una struttura portante che reggeva anche il sipario, dietro il quale appariva al pubblico una scenografia che ancora una volta fu la nostra “ciliegina … all’occhiello” (come ebbe a dire una volta un caro amico). Sono passati più di venticinque anni da quel gennaio, quella fu anche la prima volta che registrammo lo spettacolo su una videocassetta che, da qualche parte, chissà dove, conservo di sicuro, perché sono uno che non riesce a buttare via nulla (mai come in questi giorni di ciò mi rendo conto!). Rivedere quel film mi ha riportato indietro ad allora e ammetto senza vergogna la commozione che mi ha stretto il cuore. Colgo l’occasione per abbracciare i compagni di quello e di altri viaggi simili che, sognando ad occhi aperti, ho ritrovato tutti riuniti in quella “cucina”. Ciao!

Fabrizio Scarpa – 29 giugno 2010
“il Mercoledì” numero 26 anno XVII

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