Una bella sorpresa mi ha accolto un sabato di fine aprile nel teatro del Salone Italia di Poirino. La storia di Cesarina, una bimba che si ritrova con la Seconda Guerra Mondiale che le entra in casa. Lei racconta tutto con grande leggerezza, sorridendo, e facendoci sorridere, nonostante i continui rastrellamenti, i numerosi bombardamenti e qualche partigiano, che lei ingenuamente chiama “parmigiano”, da nascondere. A raccontare queste vicende autentiche tramandatele dalla mamma, che non ha avuto paura e lo dimostra, è la figlia Fiorella Riggi, autrice e interprete di questo delizioso monologo, accompagnata sulla scena da GB Battaglia, non solo musicista ma attore e ballerino “per una sera”. Poco dopo l’entrata in guerra dell’Italia Cesarina è costretta a sfollare, con mamma e fratelli, a Re, vicino a Domodossola, mentre il babbo, dipendente comunale, resta a Torino, per lavorare e mantenere la famiglia numerosa. Dopo un paio di anni, quando la situazione sembrava normalizzata, ritornano in città, giusto in tempo per assistere a un devastante bombardamento. Case distrutte, macerie, morti e feriti, ma Cesarina non si perde d’animo, perché lei non ha paura, non ha paura dei morti, piuttosto ha paura di “qualche vivo”, di quelli che parlano strano, che lei non capisce. E ha in grande antipatia la panettiera, molto fascista, che rifila a lei e alla sua famiglia, molto poco o quasi per niente fascista, il pane vecchio. Cesarina ci rende partecipi di quello che ha vissuto, attraverso i suoi occhi di bimba, ingenui ma attenti ai particolari, anche quelli più agghiaccianti, come quando vede morire accanto a sé un ragazzino della sua età, colpito dalla scheggia di una bomba, o come quando assiste dalla finestra di casa alla fucilazione di alcuni giovani partigiani, uno dei quali sopravvive sotto i corpi dei suoi compagni, essendo svenuto prima che il plotone di esecuzione sparasse. Cesarina ci fa percepire, grazie alle sue parole, tutti gli odori che la circondano, come il profumo del cavolo bollito, che invade la casa, perché oltre a cavoli e fagioli non c’era molto altro da mangiare, insieme al pane duro dell’odiosa panettiera, o la puzza della polvere da sparo, del sangue, del sudore che pervade le strade. Con Cesarina sentiamo l’assordante rumore del silenzio che intercorre tra le sirene degli allarmi e lo scoppio delle bombe, il frantumarsi dei vetri e il crollo di qualche casa. Sembra di vederla Cesarina, mentre con i suoi occhioni sgranati ci racconta quanto gli succede intorno, e Cesarina c’è ancora e fa la nonna del piccolo Simone, figlio di Fiorella, che a lei ha dato voce raccontandoci questa splendida storia. Hanno collaborato alle luci e ai suoni Corrado Merlino e Fabrizio Gola e all’organizzazione Cristiana Pavesio, per la compagnia teatrale Le Gesta.
Cesarina non ha paura …
Fabrizio Scarpa – 3 maggio 2018
“il Mercoledì” n° 18 anno XXIV