Alle elezioni regionali francesi Nikolas Sarkozy ha preso una discreta batosta. Al primo turno il suo partito (di centro destra) è stato superato nei suffragi dal partito socialista che è diventato la prima forza politica del paese. Il blocco della sinistra, conteggiando anche i verdi, con quasi il 54%, stacca il blocco della destra di circa 14 punti, nonostante una forte impennata del fronte nazionale del coriaceo Jean Marie Le Pen. Evidentemente anche in Francia i cittadini elettori una volta votano da una parte e una delle volte successive si spostano dall’altra. Non ci sono più ideali, i valori, quelli importanti, sono finiti sottoterra, la società dell’apparire, come in tutto il resto del pianeta, ha definitivamente soppiantato quella dell’essere. La colpa è di tutti ma nessuno se ne riconosce nemmeno una piccola parte. Eppure il mondo qualcuno lo avrà pure portato sull’orlo del baratro, o no? Possibile che sia sempre colpa di qualcun altro? Più della metà dei nostri cugini francesi ha deciso di starsene a casa e di non avvalersi del diritto di andare a votare. Quindi per loro ha deciso una minoranza, e questa è una piaga che sta infettando molti cittadini-elettori già da parecchio tempo. Non vi sto a fare delle statistiche né a riempirvi la testa di numeri, con i quali tra l’altro è notorio che ho ben poca dimestichezza. Ma una cosa non posso fare a meno di ricordare a chi mi legge: NON ANDARE A VOTARE SIGNIFICA ARRENDERSI! Il voto è l’unico modo che l’individuo ha per far sentire la sua “voce”, non votare gli toglie la possibilità di lamentarsi, di … , di protestare. Non so come si sentano gli elettori francesi che hanno scelto di non andare a mettere la loro scheda nell’urna, posso però dirvi come mi sentirei io se non mi avvalessi del più importante strumento che la democrazia ha dato a tutti noi: inutile e anche un tanticchio irresponsabile. Se tutti coloro che da anni hanno deciso di starsene a casa o di andare al mare o in montagna quando ci sono le tornate elettorali tornassero a esprimere il loro voto, forse le cose potrebbero cambiare in Francia e perché no anche in Italia. Rispetto le scelte personali, ma mi sia permesso di chiedere che ciascuno rifletta e guardi dentro di sé, quello che ci succede intorno non è solo colpa degli altri.

Fabrizio Scarpa – 17 marzo 2010
“il Mercoledì” – numero 11 anno XVI

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