Da parecchio tempo non vi ho più dato notizie dell’Anticosaggio, che sta bene e che è sempre più antico e follemente più saggio. Ci siamo confrontati su di un tema che ci sta molto a cuore e che altrettanto coinvolge Il Direttore, e che riduce i nostri fegati così come dopo un prolungato trattamento in composta sotto cipolle e aceto con un bel passaggio a spiaccicarsi in un mortaio. Immagino la faccia della mitica Numerotredici, giornalista con la G maiuscola, accurata e caustica giudice dei miei scritti, che non escludo mi tolga il saluto per un più o meno lungo periodo. Non posso non lasciarmi andare a un necessario sfogo e confido nella sua clemenza. Eccomi al punto. Correva l’agosto dell’anno 2005, e i Cuori Granata si trovarono, per nulla inaspettatamente, dopo novantanove anni, a vedere la loro squadra in pieno fallimento. Ormai lontane le epiche gesta del poeta Claudio Sala e dei gemelli del gol Paolino Pulici e Ciccio Graziani, il Torino Calcio è passato nelle mani di innumerevoli trafficoni, e qui evito di ricordare anche solo uno di quelli che oggi potrebbero essere catalogati come i furbetti del calcetto. Un uomo, venuto neanche da troppo lontano, intervenne, forse con buoni propositi, a evitare la cancellazione della prestigiosa società granata. Il resto non è una bella storia. L’uomo chiama De Biasi, che a ripetizione caccia e richiama come salvatore della baracca. Sono passati più di tre anni, e se è pur vero che il tifoso granata è nato per soffrire, che il Toro è una fede, e aggiungendoci pure tutto quanto di più perverso e di masochistico possa desiderare un appassionato, una domanda mi viene spontanea: non era forse meglio che l’Associazione Calcio Torino sparisse allora dagli annali, lasciando in tutti coloro che la amavano almeno qualche caro ricordo? Dice l’Anticosaggio: se uno esce di casa e una volta finisce in un tombino e un’altra contro un palo e poi sotto un autobus, non chiamiamo in ballo la sfortuna!
Fabrizio Scarpa – 29 ottobre 2008
“il Mercoledì” – numero 38 anno XIV