“Non è vero … ma ci credo!” è il titolo di una commedia del 1942 di Peppino De Filippo che vedeva protagonista la superstizione e al tempo stesso la scaramanzia. Credenze di natura irrazionale condizionano da secoli il pensiero e il modo di vivere di molte persone, che usano gesti, parole, formule o azioni di scongiuro contro la iattura, il malocchio o la sfortuna, appunto a fini scaramantici. Molti sono coloro che pur sapendo che non vi è nulla di vero ci credono. Nei tempi antichi non si muoveva un passo senza consultare gli oracoli, così come oggi si va, magari un po’ distrattamente, a leggere l’oroscopo, con la segreta speranza di avere buone nuove. Nella nostra memoria certamente affiorano detti o proverbi dei nostri “vecchi” che, tra saggezza e superstizione, contengono anche qualche piccola verità. La scaramanzia e la superstizione se ne vanno mano nella mano, da secoli, da millenni, si insinuano tra il colto e l’inclito, tra l’ignorante e l’erudito. Chi non si porta in tasca un piccolo oggetto portafortuna o fa un gesto o una azione beneaugurante prima di affrontare un impegno importante? A me spesso è capitato, lo ammetto. Evidentemente ci credo anche se so che non è vero. Lasciamo stare i gatti neri, splendide creature, molti pensano che portino sventure quando attraversano la strada ma, siamo logici, gli unici che possono trovarsi a mala parata sono i sinuosi felini, che rischiano sul loro pelo. Comunque molti, ben sapendo che non vi è nulla di vero, preferiscono crederci. I teatranti aborrono il colore viola, bandito dalle scene, ma solo perché è il colore dei paramenti sacri nella quaresima, periodo nel quale gli spettacoli erano praticamente proibiti. Festeggiare un evento prima della sua naturale scadenza porta male? Certo io ho sempre evitato di farlo, meglio qualche giorno dopo, non si sa mai, dovesse mai succedere qualcosa. Non sono andato a vedere le statistiche ma, così a memoria, anche il nostro Beato Patrono sembrerebbe non gradire i festeggiamenti anticipati. Un tremendo temporale, con tuoni fulmini e saette, nonché fiumi di acqua, si è abbattuto sulle centinaia di figuranti pronti per la sfilata storica, proprio quando le campane stavano per suonare. Era il giorno 9, sei giorni prima del 15. Sarà un segno? So che non può essere vero ma forse ci credo. Peccato per tutti i volenterosi che si sono adoperati per mesi a preparare l’evento e si sono ritrovati a mollo. Forse era meglio dopo che non prima, ma chi lo può dire? Anche se è vero che le previsioni del tempo difficilmente toppano.

Fabrizio Scarpa – 13 luglio 2011
“il Mercoledì” numero 28 anno XVII

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