Ci sono argomenti che devono essere metabolizzati prima di essere commentati, per la loro delicatezza e la loro serietà. La Chiesa Torinese, attraverso le pagine del settimanale diocesano La Voce del Popolo, nei giorni delle festività dedicate ai Defunti, ha dimostrato scarso apprezzamento nei riguardi della approvazione, a grande maggioranza da parte del Consiglio Regionale del Piemonte, della legge che consente la dispersione delle ceneri, e inoltre grande perplessità per l’aumento del numero dei cittadini che negli ultimi anni hanno scelto la cremazione, con una percentuale a Torino del 40%, contro una media nazionale dell’8%. Secondo la Curia, “disperdere le ceneri porterebbe all’eclissi del sacro annientando tutti i ricordi”. Lasciando da parte la fede, e la speranza, e con grande rispetto per la religione, anzi per le religioni, che più o meno riconoscono una vita oltre quella terrena, trovo una contraddizione nella posizione delle alte cariche ecclesiastiche. “Pulvis eris et pulvis reverteris”- polvere eri e polvere ritornerai. Quale modo più igienico, rapido, senza il trauma della esumazione delle salme? Per non parlare dello spazio per le sepolture ormai insufficiente nei cimiteri. Tralasciando il fatto che l’anima è di certo al di sopra del corpo in quanto a importanza, credo che per i nostri defunti più che una significativa lapide o un ridondante mausoleo valga il ricordo che tutti noi “dovremmo” portare nel cuore, tramandandocelo di generazione in generazione. Essere, non apparire.

Fabrizio Scarpa – 12 dicembre 2007
“il Mercoledì” – numero 45 anno XIII

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