“Aumentate le pensioni! Abbiamo lavorato tutta una vita …”. Un corteo di pensionati, che protestano per la loro precaria situazione, viene disperso dalla polizia. Un funzionario del Ministero dei Lavori Pubblici in pensione sta per essere sfrattato, perché non riesce a pagare l’affitto. Umberto Domenico Ferrari è solo al mondo con il suo cane Flaik, va a mangiare alla mensa dei poveri e vende le poche cose che gli sono rimaste per tirare avanti. L’unica persona che gli è affezionata e che si confida con lui è la servetta Maria, alla quale sta insegnando a leggere e a scrivere: “Certe cose avvengono perché non si sa la grammatica, tutti ne approfittano degli ignoranti!”. La guerra è terminata da pochi anni, l’uomo si sente inutile e in un soprassalto di dignità decide di farla finita facendosi travolgere da un treno, ma è il suo cagnolino a salvarlo e a fargli tornare un sorriso. Umberto D. è un film del 1952, un capolavoro del neorealismo, diretto dal grande Vittorio De Sica, autore tra gli altri di Ladri di biciclette e di Miracolo a Milano. A proposito di questo film, Giulio Andreotti, allora Sottosegretario allo Spettacolo, che non amava i film del neorealismo, a suo dire troppo pessimisti, scrisse: «Se è vero che il male si può combattere anche mettendone a nudo gli aspetti più crudi, è pur vero che se si sarà indotti – erroneamente – a ritenere che quella di Umberto D. è l’Italia della metà del XX secolo, De Sica avrà reso un pessimo servizio alla sua patria, che è anche la patria di Don Bosco … e di una progredita legislazione sociale. I panni sporchi si lavano in casa!». A più di sessanta anni dall’uscita di questo film la situazione non è migliorata, anzi sono aumentate le persone in condizioni disagiate come il nostro Umberto. Questa pellicola, scritta e sceneggiata da Cesare Zavattini, è diretta da De Sica con grande maestria ed è piena di scene toccanti, come quella in cui il vecchio va al canile a cercare il suo amico a quattro zampe che la tenutaria della pensione aveva fatto scappare e salva il suo cagnolino che stava per essere soppresso insieme ad altri suoi sfortunati compagni di sventura, abbandonati da umani disumani. Un vecchio film, purtroppo sempre attuale, da vedere o da rivedere, anche per il finale che lascia una fievole speranza, con Umberto e Flaik che giocano al parco in mezzo a bimbi che corrono.
Fabrizio Scarpa – 19 novembre 2014 “il Mercoledì” n° 42 anno XX