“Per il suo coraggio e l’ingegnosa ripresentazione dell’arte drammatica e teatrale”. Con questa motivazione fu consegnato nel 1934 il premio Nobel per la letteratura a Luigi Pirandello, siciliano di Agrigento. Il fatto che Pirandello sia un “grande” è inconfutabile, ma non è mai stato sufficiente a farmi “digerire” quella parte della sua opera che lo ha reso più famoso, grazie a quel teatro, che lui chiama “teatro allo specchio”, perché vi raffigura la vita vera, quella amara, nuda, senza maschere dovute alle convenienze sociali, dove lo spettatore “è costretto” a vedersi allo specchio come realmente è (per diventare migliore?). Ecco ciò che mi ha sempre infastidito, tutto un catalogo di disgrazie umane che spesso si rischia di incontrare nel corso della vita. Per motivi di studio ho “frequentato” l’opera pirandelliana e ho evitato il più possibile di vederla rappresentata, uscendone nel caso piuttosto malconcio. Quindi devo rendere il giusto merito al Laboratorio Teatrale di Cambiano che è riuscito a farmi apprezzare, ben oltre il pensabile, uno di questi testi, i Sei personaggi in cerca d’autore, appartenente alla trilogia del teatro nel teatro, assieme ai successivi Questa sera si recita a soggetto e Ciascuno a suo modo. Sei personaggi incontrano una compagnia teatrale e convincono il capo comico a rappresentare la loro turpe vicenda, rifiutando però l’assegnazione delle parti ai vari attori, poiché vogliono rappresentare di persona il loro dramma. Mirabile è stata la regia di Sergio Vassallo, che dimostra di non sentire per niente il passare degli anni, sempre fresco e lucido, molto attento a ogni piccolo particolare, a ogni piccolo movimento, anche nello schierare i suoi attori in una sorta di scenografia umana. Ho rivisto il Sergio di tanti anni fa (quasi) reincarnarsi in Andrea Gariglio, ottimo nella parte del Padre. Molto commuovente e intensa è stata Laura Marocco, in splendida forma fisica, nella parte della Madre. Semplicemente in modo sublime Alberta Magliano si è calata nella parte della Figliastra, anche in scene molto traumatiche, dove si ripete anche per lei l’angoscia delle colpe. Sono venti in tutto gli attori impegnati sulla scena, coordinati con la maestria degna di un direttore d’orchestra da Albino Marino, nella parte del Capo comico. Ci vorrebbe molto più spazio per poterli nominare tutti, perché tutti, anche quelli che non avevano alcuna battuta, hanno contribuito al successo della messa in scena, come i due bimbi che per tutta la durata dello spettacolo se ne sono stati accanto alla Madre con grande disciplina. Tanto ancora ci sarebbe da dire. Peccato davvero che il tutto sia stato solo per tre giorni. Parola di vecchio babbione!

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