Nel cuore della vecchia Torino, là dove la Dora si congiunge col Po, sorge il quartiere Vanchiglia, che deve l’origine del suo nome anticamente alla abbondanza di fango, o ai salici o ai giunchi, ma più conosciuto nella prima metà del XX secolo come Borgh d’l Fum, grazie alla presenza di innumerevoli opifici e stabilimenti vari, con le loro ciminiere. Qui sorge la famosa “fetta di polenta”, una casa alta 27 metri, lunga altrettanto e larga da un lato 5 metri e dall’altro appena 70 centimetri, costruita da Alessandro Antonelli, reso famoso dalla Mole, simbolo della città subalpina. In una delle vie di questo antico borgo, nel 2003 Lorena Senestro e Massimo Betti Merlin, due coraggiosi appassionati di teatro, acquistarono un magazzino di una cinquantina di metri quadrati, lo ristrutturarono fino a farlo diventare un luogo adatto ad accogliere rappresentazioni teatrali e di arte varia, con dai quarantacinque ai sessanta spettatori seduti. Il Teatro della Caduta, offre dal 2004, agli artisti che lo desiderano, la possibilità di esibirsi di fronte a un pubblico sempre attento e caloroso, con una organizzazione degna di un piccolo teatro stabile. In questa accogliente saletta ho avuto la fortuna di assistere alla messa in scena di un gran bel testo, “Mamme a progetto. Ora o mai più …”, scritto da Emanuela Currao, con la collaborazione di Beatrice Schiros, ovvero “chiacchiere, pensieri, riflessioni sui tanti modi di accedere alla maternità, tra ansie, speranze, dubbi, paure, pregiudizi, difficoltà …” di due fanciulle, verso i quaranta, con il desiderio di diventare madri, tra il faceto della battuta piacevole e il serio dello scontro con le direttive della legge 40, che in Italia dice no alla fecondazione eterologa, no alla diagnosi preimpianto, no alle donazioni di ovociti, no … ! Veramente brave e intense Emanuela e Beatrice, attrici di caratura, nell’interpretazione di questo racconto di “un figlio sognato rimandato aspettato desiderato, un figlio a tutti i costi, costi molto alti!”. Il tutto reso molto gradevole dall’intimità di questo teatrino, che mi auguro andrete a cercare in via Buniva 24.
Fabrizio Scarpa – 3 giugno 2009
“il Mercoledì” – numero 22 anno XV