Anche le pietre, i muri, le piante, le vie e le piazze di Moncalieri conoscono quanto sia profondo l’amore che mi lega alla “mia” città. Una città che, anche se non mi ha visto nascere, mi ha accolto nel suo grembo per più di sessanta anni. Infatti a Torino ci sono solo nato, al Sant’Anna, ma da subito ero già a tutti gli effetti “cittadino moncalierese”. Qui ho fatto tutto il percorso della mia vita, sino a oggi. Qui ho sempre abitato e gli ultimi quindici anni della mia vita lavorativa li ho passati nel borgo più popoloso, San Pietro. Posso dire di conoscere tutto di Moncalieri, e vi sono veramente alcuni “angoli di paradiso”. Una città difficile, con un territorio molto esteso, diviso tra pianura e collina, tagliato a metà dal Po, il fiume più lungo d’Italia. C’è molto verde, bei parchi, lo spazio non manca di certo. Alcune borgate sono tanto distanti tra di loro, non solo fisicamente, e i borghigiani sono attaccati molto al loro “campanile”. A Moncalieri ho passato anche molto del mio tempo libero, mi sono dedicato al teatro, alla cultura in genere e, per quattro anni, ho anche avuto l’onore, e gli oneri, di dirigere la Pro Loco e quindi di organizzare, insieme a ottimi collaboratori, le maggiori manifestazioni cittadine. Per venti anni ho partecipato, in varie vesti e funzioni, alla festa più importante, quella che celebra il Patrono, che nel caso di Moncalieri, come tutti sanno, è il Beato Bernardo di Baden Baden, principe tedesco, che nella nostra città venne a morire, di peste, più di cinquecentocinquanta anni fa. Come tutti sanno, ma come molti fanno “finta” di non sapere, giacché ogni borgata, e sono tante a Moncalieri, ha sempre festeggiato un “suo patrono”. Quante cose ho detto e quante ne avrei da dire su questa mia (nostra) città, vi ho forse anche “frantumato” gli zebedei con il mio affetto viscerale. Una cosa sola ancora: Moncalieri ha una delle più belle piazze che io abbia mai visto, quasi unica perché situata in pendenza, in un centro storico molto grazioso e particolare. Ebbene questa piazza nei fine settimana viene chiusa al traffico. Non discuto sulla chiusura, non sta a me giudicare, ma sul come avviene questa chiusura qualcosa da obiettare ce l’ho. No, non mi garbano quelle antiestetiche transenne di materiale ferroso, che sono come delle cicatrici su di un bel viso, come uno strappo sulla tela dove è dipinto un bel ritratto. Per favore, qualcuno trovi un altro modo per impedire il transito alle auto e, ma forse chiedo troppo, magari faccia qualcosa perché la piazza sia più pazza e quindi più viva.

Fabrizio Scarpa – 27 ottobre 2010
“il Mercoledì” – numero 39 anno XVI

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