Ancora una volta si è consumato (e mai verbo fu più appropriato) l’annuale rito della Trippa in Piazza, inteso non come esibizione di simpatici panzoni (mi dichiaro reo, e confesso) a spasso nella vana ricerca di ombelichi nascosti, ma del galattico megapentolone, nel quale un cospicuo numero di valorosi ha cucinato poco meno di due tonnellate e mezza di trippa più qualche centinaia di chili di altri gustosi ingredienti, nel rispetto dell’antica ricetta savoiarda, sotto l’occhio vigile e il palato sapiente di alcuni membri della Confraternita d’la Tripa di Moncalieri (auguri per i 40 anni dalla fondazione!), che ne hanno monitorato la cottura e la qualità. Lascio la descrizione dei particolari alla maestria dei miei amici gastrocronisti, che hanno vissuto la manifestazione minuto per minuto, da quando ancora il sole non illuminava la fresca alba ottobrina, fino al termine della cottura, dopo oltre sei ore, con “scarpetta” finale, sul fondo del pentolone, al tramonto. Personalmente non annovero questa pietanza tra le mie preferite (amo molto di più, per restare in famiglia, il famoso e più “casto” salame di trippa, a fette o a dadini), a differenza dei miei fidi consiglieri Mastrocuciniere, Numerotredici e Ildirettore, che ne vanno ghiotti, mentre l’Anticosaggio non disdegna, seppur con parsimonia. Ne riconosco, tuttavia, e ne ammiro il potere “magnetico”. Sono infatti migliaia le persone che, oramai credo da venti anni, si mettono pazientemente in coda, alcuni armati di capaci contenitori da asporto, in attesa di gustare il prezioso risultato di tanto lavoro, dopo essersi fatti inebriare per ore dai profumati effluvi provenienti dalla magica pentola. Molti l’hanno consumata sul posto, altri l’hanno portata a casa dove le hanno fatto fare la giusta fine in compagnia di parenti e amici. Un unico pensiero credo abbia accomunato questa festante “truppa”: la trippa, benché abbondante, non è mai troppa! E al calar del sole non c’era più trippa per i gatti. Due piccole note: su 100 grammi poche sono le calorie (106), basso il contenuto di grassi (4%), occhio al colesterolo (95), parlando naturalmente della materia prima e tacendo degli intingoli, che fanno lievitare i valori verso l’alto, ma una volta all’anno si può fare, anzi si deve!

Fabrizio Scarpa – 14 ottobre 2009
“il Mercoledì” – numero 37 anno XV

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