Il vederle nelle loro divise bianco immacolato, con la croce rossa sul petto e il copricapo con il velo blu che scende sulle spalle, alla festa dei trenta anni della Croce Rossa di Moncalieri, mi ha provocato un tuffo al cuore e mi ha portato indietro negli anni, ai ricordi, ai racconti che la mia mamma regalava spesso, a me e ai miei fratelli, della sua personale esperienza tra le fila delle crocerossine facenti parte del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana. Tra la polvere e le ragnatele della memoria, mi sono tornate alla mente le sue parole che, con precisione incredibile, mettevano a fuoco quello che lei aveva vissuto durante la Guerra d’Africa. Già, perché la mia mamma, pensando di seguire quello che sarebbe poi diventato, dopo alcuni anni, il mio babbo, fece letteralmente i salti mortali per andare in Africa come crocerossina, imbarcata su una nave ospedale, che venne successivamente, e si spera casualmente, affondata da un bombardamento degli anglo americani. Naturalmente il risultato fu che il mio babbo, allora ufficiale medico dell’Esercito, venne destinato ad altro incarico e restò in patria, e così i due fidanzati restarono divisi per parecchio tempo. Tutto questo accadeva settanta anni fa e purtroppo il resto dei ricordi è sbiadito sia nella mia mente che in quella dell’Antico Saggio, che di tante altre cose è memoria storica. Altra cosa piacevole è stata il leggere,in alcuni storici verbali della Croce Rossa, i nomi del professore Ernesto Egidi, pediatra di famiglia e amico di papà, e della contessina De La Forrest, amica di mamma.

Fabrizio Scarpa – 26 settembre 2007
“il Mercoledì” – numero 34 anno XIII

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