Non ha importanza quanti anni sono passati dall’ultima volta che ci siamo incontrati. Il 27 giugno, in un venerdì di mercato, nella nostra bella piazza maggiore, ci siamo trovati al Caffè Città, ed è stato come se ci fossimo visti il giorno prima. Sara D’Amario (acquario – nata a Torino), di professione attrice, di casa a Roma oramai da dieci anni per comodità, dato che tutte le più grosse produzioni sono nella capitale, appena può si rifugia a Moncalieri a trovare tranquillità e a respirare aria di casa. Mi ha dedicato un poco del suo tempo per parlarmi della sua vita del suo lavoro e del suo romanzo, pubblicato il 13 di maggio dal editore Baldini Castoldi Dalai.
“Mi sono avvicinata allo spettacolo, e al teatro in particolare, da ragazzina, frequentando per alcuni anni Teatranza (dove appunto ci siamo conosciuti facendo poi insieme il Laboratorio di Commedia dell’Arte diretto da Eugenio Allegri, organizzato dal Teatro del Sabato), quindi ho poi fatto il provino alla Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino, diretta da Luca Ronconi, dove ho preso il diploma nel 1993. Nel 2000 mi sono laureata in Lettere Moderne (drammaturgia) e nel frattempo ho iniziato la carriera di attrice, con registi come lo stesso Ronconi, Garella, Zanussi, Lavia, per gli Stabili di Bologna, Torino, Trieste e teatri di Milano, Brescia, accrescendo così la mia esperienza a livello teatrale e al tempo stesso venendo in contatto con il cinema, dove ho avuto modo di lavorare sotto la regia di Damiano Damiani, Alessandro D’Alatri (Casomai), Andrea Molaioli (La ragazza del lago), Antonello Grimaldi (Caos calmo con Nanni Moretti), Sergio Rubini (Colpo d’occhio), e con la televisione dove ho partecipato tra le altre cose a Il testimone, Le ragioni del cuore, Medicina Generale, Io ti assolvo e Distretto di Polizia 8.”
Con l’orgoglio di chi ha ritrovato un cucciolo che ha in qualche modo fatto i primi passi sotto il suo sguardo vigile, ho chiesto a Sara cosa prevede il suo futuro artistico.
“Al momento ho dei progetti, sia in Italia che all’estero, in via di realizzazione ma, pur non essendo scaramantica, preferisco parlarne quando saranno andati in porto. Tra questi una sceneggiatura alla quale mi sto dedicando con un giovane regista, Leonardo Ferrantini con il quale avevo già lavorato nel 2006 nel suo film L’impresario delle Smirne. A giorni uscirà l’ultimo film che ho girato con Luca Lucini il cui titolo dovrebbe essere Le avventure semiserie di un ragazzo padre.”
E con tutto questo bel da fare Sara ha anche trovato il tempo di scrivere Nitro, uno spaccato nella vita di 13 persone nell’arco di 47 ore, che io ho letto in centotrenta minuti, divorandolo letteralmente, e più le pagine diminuivano più desideravo che non finissero, e l’ho trovato uno scritto molto ben parlato, in un meccanismo caoticamente perfetto.
“Ho pensato a questa storia e ho sentito il bisogno di metterla nelle pagine di un libro. Sono una serie di fotografie di questi 13 personaggi che se non si incontrano direttamente tutti fra di loro hanno comunque dei collegamenti indiretti, in un incalzare di situazioni dove tutto è al tempo stesso stonato ma anche familiare. Non ho voluto abbellire nessuno di loro e quindi tutti sono e si trovano in situazioni positive e negative, dalla loro fragilità nasce qualcosa di normale, e alla fine tutto torna, nonostante i grandi turbamenti di un equilibro assai precario, ma non mi sono assolutamente addentrata in nessun tipo di indagine psicologica.”
Non finisce qui perché la bella Sara mi ha confidato che già sta pensando, e non solo, ad un nuovo libro, questa volta fissato su un unico protagonista di sesso femminile. Dice di essere stata fortunata a essere pubblicata da Baldini Castoldi Dalai, comunque vi consiglio di non perdervi l’occasione di passare qualche ora in compagnia di Nitro (lo trovate anche alla libreria L’Arco). Mentre ci salutiamo le chiedo dei fatti di cuore e lei mi sorride: ”per adesso il cuore lasciamolo altrove”.
Fabrizio Scarpa – 2 luglio 2008
“il Mercoledì” – numero 26 anno XIV