Mie care lettrici e miei cari lettori, forse qualcuno di voi si sarà domandato dove sia andata a finire la sana vena polemica del vostro Mangiafuoco, quella che gli era valsa l’appellativo di Sputafuoco da parte di una cara amica, una grande maestra di giornalismo, la decana della stampa subalpina, da me affettuosamente soprannominata Numero Tredici. Ebbene la voglia di dare addosso a tutto e a tutti non è affatto sparita ma è stata volutamente messa da parte, perché è troppo facile in questo periodo storico trovare qualcosa di cui parlare male, qualcuno da criticare. Basta seguire un telegiornale o tuffarsi nella carta stampata per trovarsi di fronte a veri e propri bollettini di guerra, equamente ripartiti tra politica, economia, cronaca più o meno nera, sport e ogni altro argomento possibile e immaginabile. Credo onestamente che tutti ne abbiamo le tasche piene di negatività, al punto che a volte mi sembra di essere un extraterrestre capitato per caso su questo pianeta che guardandosi intorno commenta: “questi sono tutti matti!”. Giacché da tempo non riesco più a vedere neppure il bicchiere, altro che mezzo vuoto o mezzo pieno, trovo che sia necessario, anzi vitale, circondarsi di cose belle, di notizie positive che nutrano la speranza del più classico domani migliore, anche a costo di rasentare l’illusione. Quindi mi piace ricordare il trionfo della squadra femminile di tennis nella finale della Federation Cup, l’equivalente della Coppa Davis maschile, non tanto per la vittoria sportiva quanto per come è stata vissuta dalle protagoniste sul campo e non solo. Ho seguito gli incontri nella diretta televisiva ed è stato incredibile lo spirito di squadra dimostrato dalle ragazze guidate da Corrado Barazzutti, vincitore nel 1976 della Coppa Davis, con Adriano Panatta, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli, capitano Nicola Pietrangeli. Mentre sulla terra rossa Roberta Vinci si batteva strenuamente, sulle tribune Francesca Schiavone, Flavia Pennetta e Karin Knapp la incitavano con un tifo da stadio, tanto da prendersi una multa. Una squadra meravigliosa, come ha detto subito dopo la vittoria la nostra numero uno, Sara Errani, un gruppo sempre unito, amiche dentro e fuori dal campo, che ci tengono al tricolore, alla maglia azzurra, vere e proprie Sorelle d’Italia. E ascoltare l’inno di Mameli con le ragazze sul tetto del mondo (a me) fa sempre un certo effetto. Per tutto il resto in bocca al lupo e naturalmente viva il lupo.
Fabrizio Scarpa – 6 novembre 2013 “il Mercoledì” numero 40 anno XIX