Ancora una volta Sua Maestà il Bollito è stato il grande protagonista di una domenica moncalierese, oramai decisamente autunnale ma con la pioggia che è arrivata solo dopo le quattro del pomeriggio, quando comunque ancora qualcuno che faceva merenda o cena anticipata si poteva trovare tra i padiglioni coperti del (ex) Foro Boario. Quasi due tonnellate di carne sono state cucinate nel mitico pentolone dei record. Scaramella, “brut e bon”, muscolo, lingua, testina, spalla e altri pezzi che forse ho dimenticato di citare, sono stati preparati con cura dai fantastici maslè aderenti alla Associazione Macellai, che con perizia chirurgica e con cura meticolosa ne hanno portato avanti la sapiente cottura per ore, fino dal mattino presto, quando la penombra mattutina non aveva ancora lasciato il posto alla pallida luce di una giornata uggiosa. Vorrei citarli tutti, i dieci maslè concittadini, ma anche i due di Trofarello, e gli altri quattro, provenienti da Lombriasco, Nichelino, Santena e Vinovo. Uno per tutti nomino il loro presidente, Giorgio Tesio, figlio d’arte, che come sempre ha guidato con successo i suoi colleghi in questa impresa vincente. Laddove per oltre cinquecento anni, fino al 1993, si è svolta una delle più famose fiere del bestiame del Piemonte, e non solo, per l’ottava edizione il bollito è stato l’interprete principale, molto ben supportato dai banchi dove si è potuta gustare la carne cruda battuta al coltello in diretta dai soliti maslè, i deliziosi agnolotti preparati dalla omonima Accademia dello chef Mario Albano, i risotti del Delta del Po presentati con la solita perizia dai fratelli Erminio e Lauro Simeoni, le accattivanti specialità lucane proposte da Donato Viggiano, il tutto accompagnato dai vini offerti dalle cantine Caccin e dal pane fresco (e grissini) del forno Fabaro di Poirino, che ha presentato anche una vasta gamma della sua pasticceria. Da Carignano il Comitato Manifestazioni ha portato il mitico bagnetto verde, degno immancabile e insostituibile compare del gran bollito, insieme ai peperoni con la bagna cauda e agli immancabili ciapinabò, orgoglio carignanese. Una organizzazione non facile che è stata curata nei minimi particolari, grazie ai molti volontari e ai ragazzi dell’istituto alberghiero Bobbio, sempre di Carignano. Tutto praticamente perfetto. Devo però dire che chi si è lamentato per i tempi della coda o per le porzioni più o meno abbondanti ha dimostrato di non aver capito niente dello spirito della giornata, che doveva essere, ed è stata, una festa. Gli scontenti, non molti a onor del vero, credo che avrebbero fatto meglio a starsene a casa, dove avrebbero trovato comunque qualcosa di cui lagnarsi.

Fabrizio Scarpa – 23 ottobre 2013 “il Mercoledì” numero 38 anno XIX

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