Il progresso tecnologico non lo ferma più nessuno, oramai è assolutamente inarrestabile, siamo circondati da telepass, bancomat, distributori automatici di tutto e di più, internet, robot che costruiscono qualsiasi cosa, treni senza conducente … Che dire poi dei droni, quei piccoli (o grandi) aerei “giocattolo” in grado di fotografare, di filmare, ma anche di bombardare, guidati a distanza da “impiegati” che se ne stanno comodamente seduti nel loro ufficio e che finito il loro orario tranquillamente si alzano e se ne vanno a casa. Sessanta anni fa non si sapeva ancora che cosa fosse la televisione, oggi ci ritroviamo con delle microscopiche scatolette, in grado di contenere tutta quella musica per la quale erano necessari interi scaffali, pieni dei vecchi cari dischi di vinile, oramai entrati a fare parte della preistoria. In ogni famiglia ciascuno possiede almeno un telefonino, per strada si parla nel vuoto, attaccati al proprio cellulare, camminando o, peggio, guidando. Lungi dal fare discorsi nostalgici, le più strane invenzioni partorite dalla mente umana sono entrate nelle nostre case, nelle nostre fabbriche, nei nostri uffici, con grande soddisfazione da parte nostra, permettendoci di velocizzare il lavoro, di godere meglio del tempo libero, almeno in apparenza. Però la medaglia ha un’altra faccia che purtroppo mostra chiaramente che il numero degli occupati nel mondo del lavoro è crollato, quindi niente più stipendi o salari sicuri, che erano il vero e proprio vettore per la ridistribuzione della ricchezza. Il mondo è cambiato, per effetto della globalizzazione è cambiato il modo di fare economia. Qualcuno dice che fosse necessario, altri dicono che fosse inevitabile. Ma la globalizzazione non doveva essere “un insieme assai ampio di fenomeni connessi con la crescita dell’integrazione economica, sociale e culturale tra le diverse aree del mondo”? Quindi questa “supposta” globalizzazione avrebbe dovuto produrre un netto miglioramento in tutto l’orbe terracqueo, alzando il tenore medio di vita là dove era basso, magari sconfiggendo fame, sete e povertà. Pare non stia andando così! Ora una domanda viene spontanea: l’essere umano utilizza le tecnologie per migliorare la propria qualità di vita, o forse per estinguersi? Va benissimo il progresso, ma non sarebbe forse meglio fare un passettino indietro, e rivedere il tutto, ovvero riprendere in mano la situazione e usare il progresso anziché dello stesso diventare degli strumenti? Sarebbe il caso di farci qualche pensierino sopra, o no?
Fabrizio Scarpa – 1 ottobre 2014 “il Mercoledì” numero 35 anno XXII