Era un giorno di fine agosto di tanti anni fa, c’era un bel sole, caldo e piacevole, un uomo e un cucciolo di uomo erano saliti su di un aereo e, aspettando il decollo, stavano chiacchierando, affettuosamente, il piccolo faceva continuamente domande e l’adulto cercava di rispondere in modo semplice e comprensibile, nessuno dei due avrebbe mai pensato che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbero comunicato. Pur essendo tutti e due in buona salute e forse covando dentro di sè il desiderio di sentirsi, la vita o una decisione sbagliata ha poi impedito loro di comunicare ancora. Sembra l’inizio di un romanzo o magari è una storia vera. A volte si vorrebbe comunicare e i casi della vita non lo rendono possibile, altre volte non si riesce a farlo, per incapacità o per cattiva volontà o, peggio, per orgoglio o per pigrizia. Non si comunica più, insieme nella stessa casa ma in stanze diverse, si guarda la tv, che curiosamente i pochi programmi interessanti li trasmette a ore impossibili, o ci si attacca al pc, o col cellulare si inviano messaggi stereotipati. Il progresso tecnologico ha allontanato le persone e quando ci si sente troppo soli si va in “chat”, che poi diventa una mania, quasi una malattia, e così ci si allontana ancora di più dalla realtà, si finisce dall’analista che sta ad ascoltare quello che cerchiamo di comunicare. Impariamo a usare i gesti e gli sguardi, ogni tanto abbracciamo le persone a noi care, perché il contatto fisico è importante, anzi fondamentale; basta una stretta di mano o una carezza per stare meglio o per sentirsi importanti e vicini a qualcuno. Questa estate un forte temporale ha causato un guasto alla linea elettrica, durato molte ore, così mi sono ritrovato a cenare a lume di candela con la persona che mi stava accanto e a parlare. In quella penombra ho visto cose che non riuscivo più a vedere da tempo.
Bentornati e buon Mercoledì!
Fabrizio Scarpa – 02 settembre 2009
“il Mercoledì” – numero 31 anno XV