Anche i Mondiali di calcio di Russia 2018 sono in archivio, se ne parlerà ancora, ma al passato. Si ricorderà di sicuro l’organizzazione perfetta, senza incidenti, senza attentati, tanto temuti alla vigilia, a causa di una situazione internazionale sempre molto tesa. Tanto di cappello alla Grande Madre Russia che ha saputo far fronte all’invasione della moltitudine umana di tifosi provenienti da tante parti del mondo. Per un mese non solo gli stadi sono sempre stati pieni, perché dal punto di vista turistico il successo è stato enorme, con un notevole ritorno economico. Chi non ama particolarmente questo sport, in cui 22 creature in mutande e maglietta prendono a pedate, o a testate, una palla rotonda, non può non avere notato come tutto sia filato perfettamente liscio, senza stare a indagare se qualcosa sia stato tenuto nascosto dai rigidi sistemi di sicurezza di antica scuola sovietica, cosa che onestamente non credo affatto. Mancavano gli azzurri nostrani, ma in campo c’erano in tante squadre giocatori che militano o hanno militato nel nostro campionato, o che arriveranno per giocare nel prossimo, come Cristiano Ronaldo, tanto per fare un nome. Purtroppo di giocatori italiani in Italia se ne trovano sempre meno, in squadre composte spesso da soli stranieri, e questo è un problema non da poco, anche per la nazionale. Per tornare all’epilogo di questa competizione, le cose non sono andate come mi sarebbe piaciuto. Avrei voluto una filale tra Belgio e Croazia, in ultimo avrei almeno desiderato vedere la Francia sconfitta dal piccolo paese balcanico: niente da fare, mai una gioia, se non la soddisfazione di vedere i figli di Albione battuti nella finalina dai diavoli rossi belgi. Poca cosa, ma meglio che niente, in fondo sono e resto tifoso granata fino al midollo, quindi …! Veniamo all’atto conclusivo quando, alle cinque della sera, scendono in campo la Francia, erede della rivoluzione del 1789, e la Croazia, nata nel 1991, dopo la caduta di un muro e lo sconquasso balcanico, seguito alla fine della Jugoslavia. Presenti in tribuna, con lo zar Putin, i presidenti francese e croato, il giovane Emmanuel Macron e la bella e affascinante Kolinda Grabar-Kitarović: quasi 65 milioni di francesi opposti a poco più di 4 milioni di croati, istriani e dalmati inclusi. Bianco, rosso e blu sono i colori delle bandiere, Russia compresa, anche se disposti diversamente. La Croazia fa molto gioco, è superiore per due terzi della partita, ma poi la Francia vince 4 a 2, anche meritatamente, purtroppo. La nota curiosa è che nella compagine dei galletti transalpini non sono molti i giocatori di pelle bianca. Un bel segnale in un momento storico in cui cresce un’ondata di razzismo che rimanda a brutti presagi. Per concludere: Chapeau!
Chapeau!
Fabrizio Scarpa – 18 luglio 2018
“il Mercoledì” n° 29 anno XXIV
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