Ecco a Voi una testimonianza dell’Anticosaggio relativa al Cammino di Santiago di Compostela.

Anno 2013. Siamo partiti da Torino il 13 giugno e siamo tornati a casa il 26 giugno. Abbiamo percorso 4.067 chilometri in automobile e abbiamo camminato per 154,7 chilometri, in sette tappe da O Cebreiro a Santiago. Perché fare il Cammino di Santiago? Relativamente al gruppo di noi cinque – Elio (1948), Giacomo (1946), Marco (1940), Umberto (1944) e Valeriano (1949) – potrei dire che il Cammino lo abbiamo fatto perché a due è venuta l’idea e gli altri tre l’hanno condivisa. A impresa compiuta dico che, qualunque sia stata la spinta iniziale, il motivo l’ho trovato lungo il Cammino, sui sentieri e sulle strade, nel contatto quotidiano con i compagni, nell’incontro con le persone di tutte le età e di tutte le provenienze, di tante nazioni e di tante lingue. Sul Cammino tutti sono uguali, ognuno con le sue gambe, le sue scarpe, il suo zaino sulle spalle. Invero le gambe una qualche differenza la fanno, ma sul Cammino non c’è competizione. Chi è più veloce non guarda con sufficienza o sprezzo chi ha sorpassato e chi è più lento non guarda con invidia o rabbia chi lo ha sorpassato. Ognuno ha il suo passo. E prima o poi tutti ci si incontra. E a ogni sorpasso, a ogni incontro, da tutti e per tutti c’è il saluto: “buen camino”, “olà”. Non ti stanchi di dirlo, di darlo e di riceverlo, perché è un riconoscimento e un incoraggiamento, è amicizia. Il Cammino è solidarietà, è essere insieme, sconosciuti e uniti dalla fatica, che c’è sempre, per ognuno secondo le proprie capacità, perché camminare è fatica, sempre. Quando la strada sale e quando scende e quando è in piano, perché un piede dopo l’altro devi continuare a metterlo, e quando ti fermi per tirare il fiato le gambe si raffreddano e ti aspetta la fatica di riprendere il passo. Quando cammini non vai mai per inerzia e la discesa è sovente più faticosa della salita perché devi frenare e il tuo peso si scarica sulle ginocchia e lo zaino si insacca sulle spalle. Dal primo giorno cominci a scoprire parti del tuo corpo alle quali abitualmente non facevi caso. A mano a mano che cammini, da ogni parte si manifesta un dolore. Lieve o forte, progressivo o a strappo. Uno dei tanti dolori possibili che i movimenti non abituali provocano ovunque ci siano parti in movimento, e quando cammini tutte le parti sono in movimento. Uno dei tanti dolori possibili che sul momento non riesci a valutare. In quel momento non è importante quanto forte sia il dolore. L’unico pensiero è che potrebbe bloccarti e costringere te e i tuoi compagni di cammino a fermarsi. Che potrebbe impedirti di continuare e costringere i tuoi compagni di cammino, in un estremo gesto di solidarietà, a non mollarti per strada e a rinunciare all’impresa del gruppo, piccola o grande che essa sia.

9 ottobre 2013 – “il Mercoledì” numero 36 anno XIX

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